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edilizia
29/01/2024

Riciclo dei materiali edili: il potenziale degli edifici in disuso

I fondamenti dell’economia circolare, riciclo e riutilizzo, possono essere applicati praticamente a tutti i settori produttivi, in ottica di risparmio e riduzione dei rifiuti e, quindi, di sostenibilità ambientale. Un tema che risulta di particolare portata per il settore edile. In tale ambito, una recente ricerca di Enea e Università La Sapienza di Roma ha messo in risalto il potenziale in termini di possibilità di riciclo dei materiali da costruzione presenti in edifici in disuso, da riutilizzare in progetti di riqualificazione architettonica o anche per nuove costruzioni. Nel dettaglio, lo studio, condotto all’interno del progetto ES-PA dell’Enea, ha evidenziato come circa il 95% dei materiali delle parti da demolire possano essere riutilizzati in modi differenti: il 35% per riqualificare la struttura stessa, il 60% per altri impieghi. Basata su un’innovativa metodologia, la ricerca ha permesso di identificare e quantificare tutte le tipologie di materiali presenti all’interno di un grande deposito di autobus, per complessivi 11 mila metri quadri, edificato a Roma negli anni Trenta del Novecento e in disuso dal 2008. I risultati dello studio possono aprire la strada ad un’accelerazione nel riuso dei materiali da costruzione ricavati da singoli edifici abbandonati o siti industriali o commerciali in disuso, che nel panorama del nostro Paese occupano circa il 3% del territorio, per complessivi 9 mila chilometri quadrati. Una tale massiccia presenza di siti dismessi costituisce una grande possibilità di rigenerazione urbana basata sulla massima efficienza dell’impiego dei materiali e delle risorse, con conseguente notevole risparmio economico per l’intero settore. Entrando nel dettaglio del progetto, lo studio del sito in questione ha evidenziato la presenza di circa 18 mila metri cubi di materiali, cemento armato in primis, per complessive 35 mila tonnellate e una quantità di carbonio incorporato pari a oltre 15 mila tonnellate di CO2. Lo step successivo del progetto Enea-Università La Sapienza ha previsto la conservazione della struttura in cemento armato e il recupero pressoché completo di diversi materiali di elementi strutturali, tra cui finestre con telaio in ferro e porte in legno. Altri materiali della struttura in disuso, quali piastrelle, intonaco, mattoni e impianti, sono invece stati prelevati e inviati fuori dal sito per effettuare il corretto riciclo nelle rispettive catene del valore. Al termine del processo, solo il 4,7% del volume totale dei materiali del sito è stato destinato allo smaltimento in discarica, in quanto potenzialmente pericoloso. “Il progetto ha permesso di migliorare del 25% la soglia minima di legge per il recupero dei materiali da demolizione, 70%, e inoltre questa metodologia è applicabile a tutte le tipologie costruttive, quindi non solo edifici industriali dismessi, ma anche edilizia residenziale e scolastica”, ha dichiarato Antonella Luciano, ricercatrice di Enea. “Uno degli obiettivi principali di un progetto come questo, è quello di ridurre in maniera sensibile lo smaltimento dei rifiuti da demolizione e sostenere la creazione di un mercato dei componenti recuperati”, ha concluso la ricercatrice.

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