Il dissesto idrogeologico tra fondi PNRR e prevenzione
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Il dissesto idrogeologico tra fondi PNRR e prevenzione
Diverse aree del nostro Paese sono a rischio idrogeologico. Ma dopo i recenti fatti di Ischia dove una frana causata dalle abbondanti precipitazioni ha portato a perdite umane e ingenti danni economici, il tema del dissesto idrogeologico è tornato nuovamente di attualità. Appare sempre più chiaro, come ribadito anche da Uncem, Unione Nazionale Comuni e Comunità Montane, che siano necessarie e in tempi rapidi politiche ambientali concrete basate anche su azioni di prevenzione e cura del territorio spesso annunciate, ma sinora raramente, per non dire mai, attuate. E, ovviamente, per attuare tali politiche contro il dissesto idrogeologico servono fondi che, sempre secondo Uncem, sono quantificabili in almeno 5 miliardi di euro l'anno per un periodo di 10 anni.
In realtà una parte dei fondi per attuare piani a contrasto del dissesto idrogeologico ci sarebbe. Si tratta di circa 2,5 miliardi di euro messi a disposizione dalla Comunità Europea da qui al 2026 nell'ambito dei fondi destinati al PNRR. Si tratta però di risorse “a chiamata”, ovvero che vengono rese disponibili solo dietro presentazione da parte delle regioni di progetti che poi vengono a loro volta destinati pro quota ai singoli Comuni sulla base di priorità di intervento. Dunque, i soldi, almeno in parte, ci sarebbero, ma manca la pianificazione, anche perché non di rado le istituzioni locali non dispongono di strutture tecniche specializzate adeguate alla messa a punto di progetti e opere per contrastare efficacemente il dissesto del nostro territorio.
Un'altra questione fondamentale nel contrasto al dissesto idrogeologico riguarda il contrasto alla cementificazione e le norme contro l'abusivismo. In questo senso sembrano sempre più necessari interventi coordinati tra autorità centrale e Comuni nella predisposizione di piani regolatori tecnico-urbanistici, dei pascoli e forestali, così come di piani di protezione civile. Piani regolatori che dovrebbero essere obbligatori. Perché se da un lato è vero che il cambiamento climatico in atto è una delle cause che sta accelerando il ripetersi di eventi di dissesto idrogeologico dagli esiti spesso drammatici, è pur vero che tra le prime cause di frane e smottamenti ci sono l'incuria e l'abbandono del territorio collinare e di quello montano.