Il clima in Italia nel 2021 secondo i dati Ispra
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Il clima in Italia nel 2021 secondo i dati Ispra
Negli ultimi anni si parla sempre più di cambiamenti climatici. E forse mai come in questa torrida estate 2022 il clima sembra davvero cambiato. Dopo la siccità che sta interessando ormai da diversi mesi il nostro Paese, specie le regioni del Nord e parte del Centro, stiamo assistendo a continue ondate di calore con temperature costantemente sopra media di giorno e di notte. Ma il clima sta davvero cambiando così drasticamente e rapidamente?
Aumentano gli eventi climatici estremi
I dati dell'Osservatorio Ispra relativi al 2021, pubblicati il 13 luglio 2022, indicano che l'anno scorso la temperatura media in Italia è stata superiore di 0,23°C rispetto alla media degli ultimi 30 anni. Dunque un aumento c'è stato, ma piuttosto contenuto. Infatti il 2021 non rientra nella top ten degli anni più caldi a livello nazionale. Anche se comunque si tratta dell'ottavo anno di seguito nel quale la media annuale delle temperature supera quella di riferimento. Ciò che invece emerge in maniera preoccupante dalle statistiche dell'Istituto sono due tendenze in particolare:
Clima 2021: febbraio caldo, primavera fredda
Strano a dirsi ma l'anno scorso il mese che ha registrato la maggiore anomalia termica è stato febbraio con +1,82°C, con un picco di quasi 2 gradi in più nelle regioni del Centro, +1,84°C al Nord e un più contenuto +1,71°C al Sud e isole. Dopo una fine inverno decisamente calda, ha fatto però seguito una primavera meno tiepida del solito con una temperatura media inferiore di quasi un grado (-0,96°C). In particolare maggio e aprile hanno registrato le flessioni più evidenti al Nord rispettivamente con -1,74°C e -1,73°C rispetto alla media. L'estate 2021 invece è stata più calda della media con +1,02°C. In particolare tra i mesi estivi, i più caldi sono stati giugno in cui la temperatura è stata di 1,64°C più elevata delle media e settembre +1,50°C.
In Italia piove sempre meno
Le precipitazioni nel 2021 in Italia sono state inferiori alla media. Rispetto al periodo di riferimento 1991-2020 le piogge sono diminuite del 7%. In realtà, non è un dato eccezionale e l'anno passato non è stato di certo uno dei meno piovosi degli ultimi 60 anni. In effetti, a mesi particolarmente poveri di pioggia, soprattutto marzo (-47%) e settembre (-44%), si sono alternate anomalie positive registrate in gennaio con +91% di precipitazioni e in novembre +39%. Sicuramente la diminuzione complessiva c'è e rappresenta un campanello d'allarme, soprattutto perché su alcune aree del Paese il deficit pluviometrico è stato molto più elevato della media: al Nord ha raggiunto il 14%, specie in Piemonte, ancora oggi una delle regioni più interessate dalla siccità.