Gender gap negli atenei italiani
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Gender gap negli atenei italiani
Il tema della parità di genere è trasversale a molti ambiti sociali e lavorativi, mondo della cultura e dell’istruzione compresi. Qual è la situazione del gender gap negli atenei italiani? Se da un lato risultano in aumento il numero di iscritte e quello di laureate, dall’altro sono ancora poche le docenti e le rettrici. Questo, in estrema sintesi, quanto emerge dal rapporto Analisi di genere dell’Agenzia di valutazione Anvur. Entrando nel dettaglio del rapporto, i dati indicano che le donne sono più propense a proseguire gli studi nelle diverse facoltà del Paese in un numero superiore di 30.000 unità rispetto agli uomini, dal 2011 al 2021. Negli ultimi anni la percentuale di matricole donne è pari al 55% del totale e rimane sostanzialmente invariata. Un particolare incremento di presenze femminili riguarda le lauree biennali, specie le lauree magistrali a ciclo unico dove le laureate nel decennio 2011-2021 sono aumentate dal 61,4% al 66,9%. La maggiore presenza maschile comincia a manifestarsi nel post laurea dove tra dottorandi e assegnisti di ricerca gli uomini con il 52,2% superano le donne che rappresentano il 47,8%.
Dunque, le donne rimangono in maggioranza o in parità fino al dottorato, ma le distanze con i colleghi uomini si accentuano con il progredire dei livelli di carriera negli atenei. Se infatti la percentuale di ricercatrici e ricercatori a tempo determinato è molto simile, la stessa aumenta a favore degli uomini per quelli a tempo indeterminato, dunque per coloro che aspirano a una carriera all’interno dell’ateneo. Nonostante un generale aumento di donne nel ruolo di professoresse associate, da 34,9% del 2012 a 42,3% del 2022, ordinarie da 20,9% a 27% e di rettrici dal 7,5% al 12,1%, risulta evidente che il gender gap nelle carriere universitarie è ancora molto ampio. La situazione negli altri principali Paesi europei vede una presenza femminile nell’istruzione terziaria mediamente pari al 54%, con picchi di quasi il 60% in Svezia e Islanda, dunque in Italia il dato del 55,9% è superiore alla media. Da noi rimane invece piuttosto ampio il divario nei corsi Ict con una presenza femminile del 15,1% rispetto al 19,7% della media continentale.