Deep sea mining: opportunità e rischi dell'estrazione di metalli dal mare
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Deep sea mining: opportunità e rischi dell'estrazione di metalli dal mare
L'estrazione dei metalli dai fondali marini o deep sea mining è l'attività che riguarda lo sfruttamento del mare profondo ovvero da un minimo di 200 metri di profondità, che rappresenta il 95% del volume oceanico, per ricavare metalli come rame, cobalto, nichel, zinco, ma anche oro, argento, litio e terre rare, elementi preziosi per diversi ambiti della produzione industriale con particolare riferimento alle nuove tecnologie e alla transizione energetica, si pensi al litio per le batterie. Se da una parte, dunque, il deep sea mining rappresenta una gigantesca opportunità per le realtà minerarie e le grandi aziende ad esse collegate, dall'altro ha fatto scattare l'allarme per i rischi legati ad uno sfruttamento incondizionato dell'universo marino. Per porre un limite a questo nuovo possibile eldorado dei metalli, istituzioni e governi mondiali si sono attivati per stabilire normative e limiti che però al momento scarseggiano, anche perché mancano ancora studi scientifici approfonditi sui rischi e l'impatto del deep sea mining da considerare come base di partenza per fissare un codice normativo adeguato. Ad oggi infatti esistono essenzialmente studi realizzati da scienziati indipendenti che per altro indicano la possibilità che l'impatto del deep sea mining sia particolarmente pesante non solo per la vita nei fondali marini, ma anche per l'intera colonna d'acqua.
Dunque introdurre delle norme appare necessario per evitare uno sfruttamento incondizionato che potrebbe provOcare gravi danni all'ecosistema marino. Un importante passo in questo senso è stato fatto durante la recente riunione dell'ISA, International Seabed Authority, l'autorità internazionale per i fondali marini, che di fatto ha rinviato al 2025 la moratoria globale sull'estrazione dei minerali dai fondali marini in acque internazionali, nonostante le forti pressioni provenienti da diversi Paesi. Certo, si tratta solo di un rinvio di due anni, ma nel frattempo è auspicabile lo sviluppo di normative internazionali che regolino un tema molto delicato.