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mercato immobiliare
29/08/2023

Crisi immobiliare in Cina, boom di immobili pignorati

Il rallentamento della crescita economica sta interessando anche l'enorme mercato immobiliare cinese. Secondo un recente rapporto di China Index Academy, infatti, nei primi sei mesi del 2023 la percentuale di immobili pignorati è cresciuta del 20%. Complessivamente sono state circa 304 mila le proprietà pignorate di cui 179 mila abitazioni finite all'asta nella prima metà dell'anno. La tendenza registrata è principalmente dovuta all'inadempienza sui mutui, strettamente legata alla recessione dell'economia del Paese ed ha portato a conseguenti azioni legali e successive ordinanze dei tribunali. L'incremento più significativo di immobili pignorati e finiti all'asta si è avuto nella Cina centrale, in particolare nella provincia di Henan con un aumento del 63%, mentre nel Sud del Paese il primato negativo è nella provincia di Sichuan con una crescita del 51%. Un dato particolarmente indicativo del rapporto sopra citato riguarda il fatto che la crisi del mercato immobiliare cinese ha coinvolto anche proprietà di lusso situate in eleganti quartieri di grandi città, ad esempio a Shenzhen sono stati pignorati alcuni grandi immobili per un valore di oltre 15 milioni di dollari.

I dati si riferiscono a proprietà pignorate nel primo semestre 2023, ma essendo le procedure legali piuttosto lunghe, sono indicative di un processo in atto già da diverso tempo e che dovrebbe proseguire anche nel prossimo biennio. La portata della crisi immobiliare cinese appare particolarmente significativa specie per il fatto di seguire a breve distanza il crac del colosso immobiliare Evergrade, numero due del settore in Cina, e che potrebbe coinvolgere anche Country Garden, primo operatore immobiliare del Paese, che pare abbia iniziato a non onorare alcuni pagamenti di bond. I segnali negativi del mercato immobiliare cinese costituiscono una nuova evidenza della situazione economica del Paese che, tra l'altro, registra lo yuan ai minimi degli ultimi 16 mesi rispetto al dollaro, la decisa contrazione dell'export e della domanda interna, oltre ad una brusca frenata degli investimenti diretti esteri.

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