Inquinamento centri urbani in Ue, migliora ma non abbastanza
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Inquinamento centri urbani in Ue, migliora ma non abbastanza
A che punto sono i livelli di inquinamento nelle grandi città europee? In estrema sintesi, si può affermare che nonostante i progressi a livello di qualità dell’aria, la situazione generale presenta ancora diverse criticità sia a livello di inquinamento atmosferico che acustico. È questo il quadro che emerge da un recente rapporto della Corte dei conti europea, che sottolinea come circa tre quarti dei cittadini dell’Unione vivono in aree metropolitane inquinate e, quindi, sono maggiormente esposti a problemi di salute. A tale proposito, secondo l’Agenzia europea per l’ambiente, l’inquinamento atmosferico causa ogni anno 250 mila decessi in Europa. Senza contare che l’esposizione prolungata al rumore eccessivo dei centri urbani può causare disturbi del sonno, ansia, problemi cognitivi e mentali, all’origine di patologie cardiache e decessi prematuri. Un quadro tutt’altro che rassicurante, in parte alleggerito dal fatto che le città europee hanno registrato un miglioramento della qualità dell’aria dovuto anche alle normative più restrittive e ad ingenti investimenti. In questo senso, la Commissione europea ha dichiarato di aver destinato 185,5 miliardi di euro per il periodo 2021-2027 per il miglioramento della qualità dell’aria dei centri urbani. Entrando nel dettaglio dei dati sull’aria, risultano ancora piuttosto elevati i livelli di biossido di azoto (NO2) causati specie da autoveicoli e mezzi pesanti. A tale proposito ancora nel 2022, 10 Paesi hanno registrato livelli di NO2 superiori ai limiti fissati a livello comunitario.
Dunque, appare evidente che le città europee debbano ancora fare molto per migliorare i livelli di inquinanti nell’aria. In questo senso, le difficoltà di mettere in atto misure efficaci dipendono da diversi fattori, tra cui la scarsa collaborazione tra istituzioni nazionali e locali. Tornando all’inquinamento acustico delle città, il problema è spesso sottovalutato e inoltre risulta praticamente impossibile valutare in maniera sistematica i progressi raggiunti nella riduzione del rumore. Infatti, il monitoraggio acustico è spesso assente o inadeguato e la raccolta dei dati è lacunosa, per cui risulta difficile definire una tendenza attendibile. Ricordiamo infine, che in ambito di Green Deal europeo sono stati fissati obiettivi di riduzione dell’inquinamento atmosferico ed acustico entro il 2030, in modo tale da ridurre i decessi prematuri da inquinamento atmosferico del 55% e i disturbi cronici causati dal rumore del 30%. Obiettivi che per altro non sono vincolanti per gli Stati membri.